L’apporto delle guardie giurate per la sicurezza nei presidi sanitari

 intervista a Anna Maria Domenici, Presidente UNIV

Quali compiti possono svolgere le guardie giurate in ambito sanitario?

Partiamo da un assunto: ospedali, aree di pronto soccorso, poliambulatori e residenze sanitarie assistenziali sono contesti complessi, caratterizzati da un flusso costante di persone e da situazioni delicate, dove la tensione emotiva può facilmente sfociare in comportamenti aggressivi o in rischi per l’incolumità del personale e dei pazienti.
In questo ambito le guardie giurate, opportunamente formate e coordinate, possono contribuire in misura determinante a mantenere l’ordine e a prevenire episodi di violenza o danneggiamento. Le guardie giurate presidiano gli accessi, regolano l’afflusso del pubblico, impiegano la videosorveglianza o altre tecnologie anche ad intelligenza artificiale, e infine supportano il personale sanitario in caso di situazioni critiche garantendo il rispetto delle norme di sicurezza, soprattutto in aree sensibili come triage e pronto soccorso, reparti psichiatrici o aree COVID. Cruciale, poi, è la collaborazione del personale di vigilanza con le Forze dell’Ordine: si pensi solo alla gestione di pazienti sottoposti a trattamento sanitario obbligatorio o potenzialmente pericolosi come i carcerati o le persone mentalmente fragili. Fermo restando che il personale privato di sicurezza non può intervenire fisicamente sul paziente, il fatto di allertare tempestivamente le forze di polizia, assicurare l’area e assistere le Forze dell’Ordine resta un contributo essenziale.
Fondamentale in questo senso è la capacità di interazione della vigilanza con il personale sanitario e soprattutto con i pazienti: serve un approccio discreto ma deciso, basato su empatia e comunicazione per ridurre la conflittualità, fare de-escalation e gestire le emergenze in maniera controllata e senza generare panico. La formazione è dunque un elemento chiave.

Quali interventi potrebbero rendere più efficace l’apporto della vigilanza privata?

Il settore ospedaliero è finito più volte sotto i riflettori per i ripetuti episodi di cronaca che hanno interessato gli operatori sanitari. Episodi che – con assai minore clamore mediatico - non hanno certo risparmiato il personale di sicurezza, spesso primo filtro tra pazienti e operatori sanitari.
Anche su pressione di UNIV, il decreto 1° Ottobre 2024, n. 137 è venuto in soccorso al settore privato estendendo al personale di vigilanza attivo nei presidi sanitari la stessa aggravante che vige oggi per le aggressioni al personale sanitario. Si tratta di un primo, incerto passo che può aiutare i nostri lavoratori quando la degenerazione violenta è ormai deflagrata.
Ragionando però in una più ampia ottica di prevenzione, si potrebbe cominciare con l’aumentare il personale di vigilanza privata al fine di moltiplicare l’effetto deterrente (si consideri che spesso una sola guardia presidia un intero sito sanitario anche per 10-12 ore consecutive) o con l’autorizzare equipaggiamenti di protezione specifici.
Sarebbe poi utile imporre la figura del Security Manager almeno nelle principali realtà e aziende ospedaliere – cosa che già accade in alcune Regioni italiane. Questa figura professionale, in grado di mappare le criticità e di analizzare i rischi, potrebbe anche impostare e coordinare il graduale affiancamento dei nostri operatori con le forze di pubblica sicurezza. Oltre ad arginare gli episodi di violenza, le ASL ne ricaverebbero un beneficio in termini di qualità del servizio, potendo impiegare guardie giurate già formate senza dover attendere i tempi tecnici legati alle gare e ai concorsi pubblici.
Fondamentale, però, che qualunque iniziativa per elevare la sicurezza delle guardie giurate venga condivisa anche con chi compra i servizi e rappresenti l’occasione per portare all’attenzione delle ASL e delle strutture sanitarie private anche la questione del riconoscimento dei livelli retributivi. Si tenga presente che il rinnovo del CCNL di categoria ha quasi raddoppiato il costo del lavoro, ma le committenze - soprattutto, ed è cosa allarmante, quelle pubbliche – si sono arroccate dietro le clausole contrattuali per non revisionare i prezzi dei servizi.
Un altro aspetto che desta amarezza è la tipologia di personale impiegato nella sanità con funzioni di security: spesso non guardie giurate, ma addetti al controllo accessi, portieri o steward. Ricordo che il DM 269/2010 inquadra le strutture sanitarie tra i luoghi sensibili, imponendo quindi di impiegare soltanto guardie giurate decretate. Queste, assieme a molte altre, storture mettono in pericolo il sistema della sicurezza in un settore critico.
Ricordo sommessamente che la sicurezza negli ospedali non è soltanto un problema di ordine pubblico, ma un investimento nella fiducia dei cittadini verso il sistema sanitario nazionale. Le guardie giurate sono spesso le prime a intercettare il disagio, la rabbia o la paura che attraversano i corridoi dei pronto soccorso. È tempo di riconoscere il loro ruolo, sia sul piano normativo, sia sul piano del riconoscimento economico.

 

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