Il futuro del contante tra innovazione digitale e sicurezza: il caso Bank-in-Shop

di Gianfranco Isola – CSO/CAE IP Gruppo API

Il “valore” del contante va ben al di là di quello nominale. Il denaro contante ha sempre avuto un ruolo centrale nella vita degli italiani rappresentando non solo un mezzo di pagamento ma anche un simbolo di fiducia e libertà finanziaria.
A dire il vero, la propensione al contante non è un’attitudine solo italica. Infatti, secondo le recenti indagini della Banca Centrale Europea (BCE), il contante è ampiamente diffuso anche tra i cittadini dell’area euro che ne riconoscono l’importanza sia in termini di riserva di valore sia quale strumento di inclusione finanziaria, soprattutto in momenti di crisi o di incertezze. Basti pensare, per esempio, al periodo del Covid-19 durante il quale i paesi scandinavi, con spiccato orientamento ai pagamenti digitali, hanno invertito la tendenza aumentando la disponibilità del contante.
Anche l’attuale momento storico, caratterizzato da tensioni geopolitiche, trasferisce al cittadino un senso di vulnerabilità, insicurezza verso la disponibilità di quei servizi essenziali, tra cui i pagamenti digitali, che lo porta a rivedere le proprie abitudini anche se ciò può significare “regredire”.
Quindi, che si tratti di attitudine “atavica” o che dipenda da circostanze storico-sociali, possiamo affermare, con ragionevole certezza, che il contante non è destinato a soccombere ma, eventualmente, a ridursi nel tempo sino a raggiungere uno zoccolo duro fisiologico.
Ne sono prova alcune recenti ricerche tra cui quella dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano secondo cui, nel 2024, in Italia per la prima volta i pagamenti digitali hanno superato il contante in termini di valore transato.
Più precisamente, il 43% dei consumi è stato regolato con strumenti elettronici, mentre l’uso del contante si è fermato al 41% (restante parte pagata tramite bonifici, addebiti in conto corrente e assegni). C’è quindi una forte tendenza verso gli strumenti digitali ma la percentuale dei contanti rimane significativa.

Altro report interessante è quello di UNEM secondo cui “nonostante percentuali di pagamento digitale più alte rispetto alla media nazionale, i contanti utilizzati sulla rete carburanti nel 2024 sono stati pari a 20 miliardi di euro, circa il 4 per cento del totale speso in Italia”.
Anche nel settore idrocarburi, il contante rimane uno strumento di pagamento inevitabile.
È corretto affermare quindi che i pagamenti digitali sono in crescita, seppur graduale; tuttavia, il contante rimane una presenza consolidata e rappresenta ancora una certezza nel panorama attuale.
Con tali prospettive, è nostro dovere riflettere su quale potrebbe essere un nuovo “modello” di gestione della filiera del contante che consideri, in modo equilibrato, le aspettative e interessi di tutti gli stakeholders coinvolti.
Il progetto “Bank in Shop” offre una soluzione pratica per garantire la disponibilità immediata di contanti a “km zero”. Il progetto, che si basa sulla collaborazione tra banche e negozi fisici, porterà certamente vantaggi; tra questi, la riduzione dell’impatto ambientale della filiera del “cash management”; una maggior capillarità sul territorio nazionale del servizio “bancomat” (con evidente miglioramento della customer experience) oppure vantaggi finanziari per i retailer.

Di contro però, il progetto potrebbe altresì favorire il “displacement” degli eventi predatori su network commerciali che, allo stato attuale, potrebbero essere probabilmente impreparati.
Lo scorso 2 ottobre, OSSIF, ha presentato i dati “provvisori” dei furti e rapine del settore bancario relativi al periodo gennaio/agosto 2025. Il Report OSSIF evidenzia, nei primi 8 mesi del 2025 rispetto allo stesso periodo 2024, un incremento delle rapine pari al 2,7% con la propensione dei rapinatori all’utilizzo di armi da taglio; circa il 23% delle rapine sono avvenute nella fascia oraria tra le 11:45/12:30 ca probabilmente per sfruttare momenti di maggiore afflusso.
Il perché mi concentri sulle rapine credo sia facilmente intuibile. Anche i furti sono in aumento con un 3,1% vs 2024 (sempre fonte OSSIF), ma la pericolosità intrinseca delle rapine per contesto, tipologia attaccante e, purtroppo, possibile reazione della vittima, è ben altra cosa.
Certo, il settore bancario non può essere paragonato ad altro network commerciale ma, vista l’esperienza storica e il costante lavoro per la ricerca delle migliori soluzioni tecniche, organizzative e procedurali a carattere “preventivo”, può certamente essere considerato un punto di riferimento. In tal senso, considerando che il progetto Bank in Shop nasce dalla stretta collaborazione tra istituti bancari ed esercizi commerciali, è fondamentale trasferire ai punti vendita le buone pratiche di sicurezza già consolidate nel settore bancario, per rafforzarne la capacità di prevenzione e gestione del rischio.

Penso, per esempio e prima di tutto, alla formazione/ informazione “antirapina” per il personale del negozio (Dlgs 81/2008) che rappresenta uno strumento essenziale per aumentare la consapevolezza e la prontezza operativa; aggiungo l’adozione di tecnologie come, per esempio, le “casse intelligenti” che devono chiaramente dissuadere l’attaccante per rischio percepito elevato; termino ricordando il valore dei “Protocolli di intesa per la prevenzione della criminalità” (sottoscritti con le Prefetture), che sanciscono in modo chiaro l’importanza della “sicurezza partecipata”. Se il negozio fisico riuscirà a trasmettere al consumer sicurezza, tranquillità e familiarità, Bank in Shop potrà certamente rappresentare “The new Era”.

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