Vigilanza, un DASPO per chi non rispetta i diritti dei lavoratori?
Ci risiamo. Quando si pensava che le ferite inferte alla reputazione della vigilanza privata dai commissariamenti del 2023 cominciassero a rimarginarsi, non fosse altro per il tempo che tutto fa dimenticare, arriva la pugnalata della condanna del Tribunale di Napoli di uno dei principali operatori del settore per aver fatto lavorare una guardia giurata, mandata in trasferta da Napoli a Milano per 6 mesi tra agosto 2021 e gennaio 2022, per una media di 300 ore al mese "con un picco di 348,5 ore di lavoro svolte solo durante il mese di ottobre 2021".
Scrive Gianni Santucci sul Corriere della Sera: “Dodici pagine per descrivere le dinamiche che stanno sgretolando l’immagine e la realtà della «capitale italiana delle opportunità»: il lavoro povero e la fuga dei lavoratori da molti impieghi, soprattutto nei servizi.” Bontà sua aver attribuito ad un soggetto astratto come la “capitale delle opportunità” gli effetti di irregolarità compiute invece da un soggetto concreto come un istituto di vigilanza, ma la sostanza non cambia.
L’episodio non fa altro che evidenziare la gravità della malattia che sta affliggendo il settore; una malattia che, se non verrà affrontata con la necessaria determinazione e consapevolezza, lo porterà all’autodistruzione. Il problema è sempre lo stesso che denunciamo da anni da queste pagine: l’insostenibilità del modello di business di aziende nate e cresciute in un regime di mercato protetto che non riescono (o non vogliono) adeguarsi alle logiche del mercato aperto.
Aziende di sedicenti imprenditori abituati a lucrare sulla mera differenza tra il costo del lavoro e il prezzo del servizio senza preoccuparsi di aggiungere un valore proprio, nel momento in cui dovrebbero dedicare le proprie energie nello sviluppo di contenuti, tecnologie e organizzazione per aumentare e diversificare i ricavi usano invece furbescamente la forza verso la parte più debole, i lavoratori, per abbassare i loro costi.
Non hanno adeguato i salari per un periodo inverosimile, hanno adottato modelli vergognosi di sfruttamento come le cooperative farlocche spianate dalla Procura di Milano oppure come i trasfertisti trattati come schiavi in questo caso. E fa specie la somiglianza con quanto avvenuto nello stesso periodo in Qatar, una situazione denunciata perfino da Amnesty International per mancato rispetto dei diritti umani.
Sostenendo, per quanto in nostra facoltà, gli sforzi di quanti si stanno battendo per ridare dignità e credibilità alla categoria, in primis le Associazioni di settore, ci aggrappiamo alla speranza che, trattandosi di episodi successi tra il 2021 e il 2022, oggi la situazione sia cambiata con la redenzione dei furbetti dell’epoca, finalmente convinti della necessità di adottare comportamenti più responsabili nella gestione del capitale più importante per qualsiasi impresa, quello umano.
Ma dal momento che, notoriamente, chi di speranza vive disperato muore, lanciamo una proposta per convincere i furbetti a comportarsi correttamente: un DASPO automatico dagli appalti pubblici dei servizi di vigilanza per tutti coloro che hanno subito una condanna di primo grado da un giudice del lavoro per mancato rispetto dei diritti dei lavoratori.
Servirebbe alle aziende che si comportano correttamente, ai committenti per la tutela dalle responsabilità, ai lavoratori che avrebbero un difensore più efficace ed ai furbetti stessi che avrebbero modo di meditare su cosa sia più conveniente fare.
Ma, soprattutto, a coloro che hanno a cuore la sopravvivenza del settore.
Vogliamo parlarne?