Corte Europea e videosorveglianza, i criteri di proporzionalità e non eccedenza

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) si è espressa il 17 ottobre 2019 sull’utilizzo della videosorveglianza nei luoghi di lavoro, emettendo una sentenza chiarificatrice sui ricorsi relativi ai licenziamenti di alcuni dipendenti di un supermercato spagnolo in provincia di Barcellona.
Nel 2009, il direttore di questo supermercato aveva rilevato, nell’arco di alcuni mesi, forti differenze tra il carico in magazzino e lo scarico delle vendite in contemporanea ad un’elevata riduzione degli incassi (82.000 euro).
Sospettando che i due problemi fossero collegati fra loro in quanto dovuti a furti interni, fece installare delle telecamere a circuito chiuso sia visibili alle uscite del negozio che puntate sulle casse, ma nascoste. Le riprese evidenziarono una serie di furti da parte di personale interno con complici esterni, realizzati facendo passare dalle casse merci che non venivano registrate.
In conclusione, vennero licenziati 14 dipendenti tra cassieri e addetti alle vendite. Nonostante i licenziamenti fossero stati considerati legittimi dalla corte ordinaria nazionale, cinque dei dipendenti licenziati decisero di ricorrere alla Corte di Strasburgo sostenendo che, in base al diritto spagnolo, i lavoratori di quell’azienda avrebbero dovuto essere informati preventivamente della messa in opera di un sistema di videosorveglianza sul luogo di lavoro...

Clicca qui sotto per leggere l'articolo di essecome quarterly 4/2019 con il commento dell'avv. Maria Cupolo:

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