Bosch, pesanti critiche per gli spot nelle carceri cinesi

Pechino – In occasione della fiera Security China 2012 che si è svolta a Pechino dal 3 al 6 dicembre scorsi, la Bosch, gigante della tecnologia tedesco, ha lanciato in rete cinque spot per pubblicizzare le sue esportazioni in Cina, in particolare il nuovo business rivolto ai sistemi di sicurezza dedicati alle carceri. La fiera è supportata dal Ministero Cinese per la Pubblica Sicurezza e ha l’obiettivo di migliorare la security e la safety a tutti i livelli all’interno della Cina. A causa delle immagini contenute negli spot, una bufera internazionale si è abbattuta su Bosch. 

Nei video, ritirati dalla rete in seguito alle proteste delle associazioni a tutela dei diritti umani, venivano mostrati carcerati in divisa arancione tenuti fermi dalle guardie, oppure prigionieri che tentano di fuggire ma che le telecamere del sistema di sicurezza non perdono di vista. Ad accorgersi per prima della gravità delle immagini mostrate, è stata la Süddeutsche Zeitung, che ha suscitato l’indignazione e le proteste delle organizzazioni dei diritti umani in tutto il mondo. In Italia a riportare la notizia è stato il quotidiano La Repubblica il 9 dicembre scorso.

La Bosch era un espositore di Security China e da alcuni anni è sbarcata sul mercato cinese della sicurezza con risultati di successo. L’export in Cina rappresenta un punto forte dell’economia tedesca, tanto che la Germania è l’unico Paese europeo ad avere con Pechino la bilancia commerciale in attivo. Recentemente la Bosch ha avviato anche l’export dei sistemi di sicurezza rivolti alle carceri. E, nei sopracitati spot, erano contenute immagini di detenuti del carcere dove è rinchiuso anche il Nobel per la pace Liu Xiaobo.

La Süddeutsche Zeitung, ma anche il mondo politico tedesco, le associazioni democratiche cinesi, i parenti dei detenuti e le chiese cristiane, accusano la Bosch di collaborazionismo con i metodi repressivi e antidemocratici delle autorità cinesi in materia di detenuti. Dal canto suo, la casa tedesca ha fatto sapere di non aver violato  le regole per le vendite all´estero, avendo venduto gli impianti agli imprenditori e non alle autorità cinesi, e di aver ha contribuito positivamente alla crescita dell’economia cinese e alla creazione di nuovi posti di lavoro.

A cura della Redazione

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