Servizi fiduciari e retail, un rapporto da rivedere

In queste settimane, i dipendenti di una società di servizi fiduciari che lavora per alcuni grandi marchi internazionali del retail stanno inscenando una serie di manifestazioni nel centro di Milano per protestare contro il presunto rifiuto da parte del proprio datore di lavoro di discutere il miglioramento delle condizioni economiche e lavorative, in particolare degli orari di lavoro.

Negli stessi giorni, la sede romana di una griffe del lusso è stata bloccata per molte ore da uno sciopero degli addetti alla sicurezza, qui affiancati dai centralinisti, per protestare contro la riduzione degli stipendi a seguito di un cambio di appalto tra cooperative. In questo caso, viene contestata anche l'interposizione di manodopera, con la richiesta di assunzione diretta dei "cooperanti" da parte dell'azienda appaltante.

In entrambi i casi, le agitazioni sono indette dai sindacati autonomi (Cobas) che stanno dando voce al malessere che serpeggia da tempo tra i lavoratori dei cosiddetti "servizi fiduciari", causato dalle condizioni economiche e normative dei contratti collettivi di lavoro stipulati a suo tempo tra le associazioni datoriali e i sindacati confederali, considerate oggi al di sotto del livello minimo di sopravvivenza.

Queste vertenze, e le altre che forse seguiranno, potrebbero cambiare un settore nato negli anni '90 come succedaneo alla vigilanza privata per rispondere alla richiesta di servizi di sicurezza non configurabili tra quelli regolamentati dal TULPS (tipicamente reception, antitaccheggio e assistenza clienti), a costi inferiori delle guardie giurate. Nel tempo sono nati decine di migliaia di posti di lavoro occupati nella maggior parte da lavoratori extra-comunitari, i soli ad accettare di venir pagati in molti casi a meno di 5 euro netti all'ora e non sempre in regola.

Quali potrebbero essere le conseguenze? In estrema sintesi, aumenteranno i costi di questi servizi. Nell'immediato, è probabile che, per garantire la continuità operativa, gli appaltatori dovranno concedere subito aumenti salariali anticipando gli aumenti dei prossimi CCNL che, a loro volta, dovranno tener conto delle decisioni del governo sui salari minimi e sul cuneo fiscale. Le tariffe orarie dovranno pertanto aumentare almeno in proporzione agli incrementi delle retribuzioni per evitare il default degli appaltatori e le ben più gravi conseguenze per gli appaltanti dell'eventuale applicazione del DL 25/2017, laddove emergessero inadempimenti degli obblighi contrattuali, previdenziali e fiscali per i lavoratori impiegati presso l'appaltante stesso (leggi).

Nemmeno si devono escludere possibili interventi della magistratura per l'assunzione diretta dei lavoratori applicando il CCNL del soggetto appaltante, qualora venissero riconosciuti gli estremi dell'interposizione di manodopera. Ad esempio, se emergesse che l'organizzazione del lavoro presso la sede dell'appaltante viene disposta non dall'appaltatore, ma dall'appaltante stesso.

Sono pertanto da attendersi almeno due reazioni diverse dai committenti. Da una parte, gli enti pubblici - che costituiscono una parte cospicua del mercato dei servizi fiduciari - alle scadenze naturali degli appalti in corso si dovranno adeguare ai nuovi prezzi essendo molto difficile, se non impossibile, trovare alternative al lavoro umano per le portinerie delle innumerevoli sedi in cui vengono erogati servizi ai cittadini.

Dalla parte degli enti privati - retailer e banche in testa - è invece probabile che il peggioramento del rapporto costi/benefici acceleri la ricerca di soluzioni alternative di natura tecnologica sia per l'antitaccheggio che per la gestione degli edifici, con una conseguente, significativa diminuzione dei posti di lavoro per "doormen" e prevedibili cambiamenti nelle organizzazioni, dove potrebbero modificarsi anche ruoli e competenze dei responsabili della tutela del patrimonio aziendale.
 

Commenta Giuseppe Mastromattei, presidente del Laboratorio per la Sicurezza, l'associazione che raggruppa i security manager dei maggiori retailer operanti in Italia:

"In un mio articolo di qualche mese fa, parlando proprio dell’attività svolta dagli operatori della sicurezza nel Retail, dissi:
“Una professionalità che spesso ignoriamo ma che se ben gestita e coordinata, e se soprattutto svolta da personale preparato e motivato, potrebbe portare un importante e determinante contributo ai processi di store optimization in un’ottica di business integration della Security. Anche in questo caso un’opportunità per stare oltre la sicurezza.”

Considerando quando sta accadendo in questi giorni, ritengo proprio che ci sia una necessità, oramai improcrastinabile, di focalizzare l’attenzione su tre punti fondamentali, ovvero:
- Gestione
- Coordinamento
- Preparazione e Motivazione

Se vogliamo cogliere l’opportunità di creare valore aggiunto nel settore, dobbiamo richiedere, a chi fornisce questi servizi, che le citate condizioni vengano rispettate, al di là degli adempimenti contrattuali, per i quali il Laboratorio per la Sicurezza ha redatto in collaborazione con ANIVP, CERSA e Studi legali, una valida guida di riferimento.

L’impegno del Laboratorio continuerà ad essere quello di supportare il settore affinché si possa mettere in campo qualsiasi tipo di intervento necessario per garantirne una continuità ed una crescita professionale, certi di poter contribuire, supportando ogni iniziativa di rilievo, ma anche contrastando ogni attività non conforme alle indicazioni della nostra associazione e soprattutto non in regola con i requisiti normativi.
E’ un settore troppo importante che coinvolge molte persone e non ci possiamo permettere che “collassi”."

A cura della Redazione - in caso di riproduzione citare la fonte

 

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