Violenza sulla Circumvesuviana, bene le telecamere in più ma...

Le porte dell’ascensore restano bloccate per 7 minuti. Questa la durata del video rilevato dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza attive alla stazione della Circumvesuviana di San Giorgio a Cremano, grazie alle quali sono stati riconosciuti e fermati dalla polizia tre soggetti italiani tra i 18 e i 20 anni, con l’accusa di violenza sessuale di gruppo ai danni di una ragazza di 24 anni, avvenuta intorno alle ore 18 del 5 marzo scorso. Secondo quanto emerso nelle ultime ore – e testimoniato dalla vittima – i tre avrebbero già provato una violenza ai danni della giovane diverse settimane fa, sempre nella stessa stazione ferroviaria. Il pretesto per questa violenza è stato chiederle scusa per quanto accaduto prima, al fine di aggredirla brutalmente.

"Li hanno presi grazie alle nostre telecamere. Al nostro personale. Alle forze dell'ordine", si legge in un post del presidente EAV, Umberto De Gregorio. Lo stesso presidente che, a poche ore dalla notizia, ha dichiarato: "Gli utenti chiedono più polizia nelle stazioni? Sì, è una richiesta che viene da molte parti d'Italia. Ma mica posso mettere gli agenti negli ascensori."

E così che luoghi pubblici ad alta frequentazione, come le stazioni, possono trasformarsi in trappole. Su quelle vesuviane, spesso sprovviste di controllori e guardie, si è espresso anche il sindacato Usb, attraverso il segretario provinciale di Napoli Adolfo Vallini: "Probabilmente, se fossero state installate delle telecamere nell’ascensore, tenute funzionanti e controllate a vista le immagini sul monitor da parte di un operatore, si sarebbe potuta evitare l’ennesima violenza sociale, stupro di una donna, lanciando per tempo l’allarme alle forze dell’ordine."

Una risposta sulla quantità di telecamere installate arriva dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che a poche ore dal fermo dei tre assicura: "Abbiamo collocato 1600 telecamere per la videosorveglianza su tutta la rete Circumvesuviana. Continueremo così per garantire al meglio condizioni di sicurezza."

In realtà, il problema non è solamente quelle della quantità e della qualità delle telecamere installate. Tutti i cittadini devono sapere che, anche se sono installate in ogni angolo e sono perfettamente funzionanti, le telecamere si limitano a riprendere e registrare quanto avviene sul campo consentendo, nella migliore delle ipotesi, alle forze dell'ordine ed alla magistratura di ricostruire i fatti e identificare i responsabili a posteriori, esattamente come è avvenuto in questo caso. E' materialmente impossibile controllare in tempo reale e in continuità tutte le telecamere installate in qualsiasi luogo, stazioni della Circumvesuviana comprese. E se anche un operatore remoto, ben addestrato e vigile in quel momento, riconoscesse dai monitor una situazione critica negli stessi instanti in cui si compie, sarebbe praticamente impossibile attivare un intervento tempestivo per impedire l'atto o, quanto meno, fermare i responsabili in flagranza di reato.

Cosa resta da fare, dunque? Proprio presso la Questura di Napoli è in funzione un software di "intelligenza predittiva", con algoritmi in grado di prevedere con elevate probabilità che in una tal zona potrebbero avvenire determinati reati (furti, borseggi, violenze) e, di conseguenza, organizzare interventi preventivi e mirati da parte delle pattuglie sul territorio. I riscontri sono molto incoraggianti sul piano dei reati predatori (leggi) e sono prevedibili impieghi su più larga scala e nei confronti di altre tipologie di reati ma, nell'attesa, la risposta più immediata è di appellarsi alla prudenza dei comportamenti. Chiunque (donne, minori, anziani ma non solo) possa essere oggetto di violenza in un determinato contesto o situazione, dev'essere consapevole dei limiti oggettivi delle possibilità di intervento delle forze dell'ordine, con o senza telecamere.

(A cura della Redazione - in caso di riproduzione citare la fonte)

 

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