Cassazione lavoro, ok al controllo dei dipendenti infedeli con investigatori

Con la sentenza n. 9749 del 12 maggio 2016 la IV sezione della Corte di Cassazione ha nuovamente affermato la legittimità del controllo dei lavoratori tramite agenzie investigative per contrastare comportamenti suscettibili a sanzioni disciplinari o penali. La sentenza ha precisato quando l’azienda possa incaricare un’agenzia investigativa per controllare i propri dipendenti, riaffermando i limiti entro i quali tale collaborazione possa essere utilizzata senza violare la libertà e la dignità del lavoratore, ai sensi degli artt. 2 e 3 Statuto dei lavoratori (l. n. 300 del 1970) e dei principi costituzionali.

Quindi, le agenzie investigative non possono controllare l’attività lavorativa vera e propria, cioè che il lavoratore svolga o meno il proprio lavoro e il modo. Tale controllo, infatti, è riservato esclusivamente al datore di lavoro ed ai suoi collaboratori.

Tuttavia, il datore può ricorrere alla collaborazione, oltre che delle guardie giurate e di agenzie investigative per difendere i propri interessi, cioè la tutela del patrimonio aziendale (art. 2 Statuto) e la vigilanza dell’attività lavorativa (art. 3 Statuto). La vigilanza da parte di tali soggetti però è limitata ai casi di comportamenti non riguardanti la qualità o la qualità del lavoro.

Infatti, la Corte di Cassazione ha ritenuto legittimo il licenziamento del lavoratore che, nelle ore in cui aveva fruito di permessi ex lege n. 104 del 1992 concessi per l’assistenza alla suocera disabile, si era invece più volte recato ad effettuare lavori in alcuni terreni di proprietà. Questo comportamento, essendosi verificato in orario lavorativo, poteva essere oggetto di controllo da parte di un’agenzia investigativa.

A cura della Redazione

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